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Il carsismo
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Il termine carsismo deriva da Carso, una
regione geografica situata al confine tra Italia ed Ex Jugoslavia.
Da diverso tempo la parola carso, in tedesco si dice karst
termine che è diventato di uso internazionale, sta ad indicare un
particolare paesaggio dove affiorano rocce di composizione calcarea
o gessosa, costituite cioè da elementi molto solubili dall'acqua
(come le anidriti, le dolomie le arenarie calcaree ecc..).
In questo ambiente abbiamo una scarsa vegetazione, estesi
affioramenti di roccia, e un drenaggio superficiale (cioè uno
scorrimento superficiale dell'acqua) assente o poco sviluppato e la
presenza di numerose depressioni e cavità sotterranee (grotte).
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Sopra un sistema carsico ideale: 1) risalita
di acque ricche in CO2,
2)acque marine, 3) acque meteoriche, 4) zone dove si mescolano le
acque.
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Questo fenomeno che potenzialmente interessa
tutte le rocce si manifesta quasi esclusivamente sulle rocce a
solubilità maggiore ovvero le rocce carbonatiche (Calcari e
Dolomie) e quelle evaporitiche (Gessi e Salgemma), ma considerando
che queste sono circa il 15% delle terre emerse il fenomeno del
carsismo è ben diffuso sul pianeta. La maggior parte dei fenomeni
carsici conosciuti, sia di superficie che di sottosuolo è dovuta
all'azione delle acque di origine meteorica (la pioggia), ma
importanti sono anche quei fenomeni legati alla presenza di acque di
mare in prossimità della linea di costa, oppure là dove si ha la
risalita di acque profonde che vengono in contatto con acque di
origine meteorica in corrispondenza di importanti faglie. Il
carsismo da acque meteoriche è quello definito "classico"
in quanto è quello che più facilmente si manifesta sulla
superficie terrestre. In figura sotto una dolina a forma di
pozzo. Accanto una tipica struttura di scoglimento.
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Un'altra
caratteristica importante che favorisce questo fenomeno è lo stato
di fratturazione della roccia in questione; maggiori sono le
fratture maggiore sarà il volume di roccia interessato.
Come abbiamo detto le rocce che maggiormente sono interessate da
questo fenomeno sono le rocce carbonatiche che sono costituite
principalmente da calcite e dolomite. Per entrambe la solubilità in
acqua pura e a temperatura ambiente (poiché la temperatura
influenza la solubilità) è molto bassa, dell'ordine di 10-20 mg/l,
ma questa aumenta notevolmente quando nell'acqua vi sono sciolte
altre sostanze, in particolare acidi. L'acido più comunemente
disciolto è quello carbonico proveniente dalla CO2
di origine atmosferica o biologica più acqua secondo la reazione:
(CO2) + (H2O)
= (HCO3-) + (H+)
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Il processo di scoglimento della calcite
e dolomite in acqua con CO2
(che prende il nome di corrosione) è il seguente:
CALCITE CaCO3
+ CO2 + H2O
= (Ca2+) + (2HCO3-)
DOLOMITE CaMg(CO3)2
+ 2CO2 +
2H2O =
(Ca2+) + (Mg2+) + (4HCO3
2-)
In presenza di CO2
la solubilità della calcite è di circa 100 mg/l (alla
temperatura di 25° ed una pressione parziale di CO2
di 10-3 bar), di poco inferiore è la solubilità della
dolomite che è di 90 mg/l, alle stesse condizioni. Quello
che li differenzia è la velocità con cui questo processo
ha luogo che è nettamente inferiore per la dolomite.
Senza entrare nei dettagli si può dire che la solubilità
delle rocce carbonatiche è tanto maggiore quanta più CO2
è presente nelle acque circolanti. L'acqua piovana ha in
genere tenori di CO2
piuttosto bassi intorno a 2.3X10exp-4; nei suoli invece, a
causa delle attività biologiche, si riscontrano tenori di
CO2
piuttosto elevati (fino al 10%) e le acque attraversandoli,
possono arricchirsi sino a livelli di qualche punto
percentuale (una concentrazione così alta permette di
scogliere mezzo grammo di calcare per litro). Accanto uno
schema con le maggiori strutture carsiche.
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Se possiamo trascurare la temperatura
nella solubilità di calcite e dolomite, non possiamo fare
altrettanto per la solubilità della CO2
nell'acqua; questa infatti diminuisce notevolmente con
l'aumentare della temperatura e questo fa sì che le acque
fredde siano di fatto più aggressive nei confronti del
calcare rispetto a quelle calde, anche se la minor velocità
con cui questa reazione avviene attenua in parte questo
effetto. Nella pratica le acque di provenienza meteorica,
arricchite di CO2,
hanno poteri corrosivi non molto diversi sia in climi freddi
che in climi caldi, tanto che il contenuto in carbonati
(quello discolto e trasportato dalle acque in soluzione)
delle sorgenti carsiche è sostanzialmente analogo sia
all'equatore che alle alte latitudini. Il maggior sviluppo
dei fenomeni carsici che si riscontra nei paesi tropicali è
dunque dovuto alla maggiore quantità di precipitazioni, non
tanto al maggior potere corrosivo delle acque.
Oltre all'acido carbonico, le acque che danno origine al
carsismo contengono spesso altri acidi in soluzione che
possono essere di origine organica, oppure da emanazioni
vulcaniche (come l'acido solfidrico H2S),
ma il principale rimane quello carbonico.
Accanto il grafico di saturazione del carbonato di calcio
a diverse temperature; notare che il punto C sta al di sotto
della curva di saturazione. Sotto la precipitazione del
carbonato di calcio di una stalattite.
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All'origine quindi dei fenomeni carsici
vi è la circolazione dell'acqua nel sottosuolo. Uno dei
maggiori problemi che in passato assillava i ricercatori,
che studiavano la chimica dei processi carsici, era quello
di spiegare l'esistenza di condotti carsici a grande
profondità anche molto lontano dalle zone di ingresso delle
acque circolanti.
Il processo di scoglimento del calcare in acqua è infatti
piuttosto rapido e quindi l'acqua dovrebbe raggiungere la
saturazione dopo pochi metri di percorso sotterraneo
soprattutto per le acque che si muovono, con moto
lentissimo, nelle fessure dalle dimensioni
sub-millimetriche, durante le prime fasi di sviluppo dei
fenomeni carsici sotterranei. A dare una risposta a questo
interrogativo è stato Boegli che nel 1963 propose il
meccanismo della "corrosione per miscelazione".
Il processo è molto semplice: due acque, contenenti quantità
diverse di calcare in soluzione, quando si mescolano tra
loro acquistano una percentuale in calcare sempre minore
della soglia di precipitazione. Comunque questa non è la
sola spiegazione per questi fenomeni che talvolta sono di
dimensioni enormi; ve ne sono altre come il fatto che la
presenza di altre specie chimiche nell'acqua aumenti la
solubilità del carbonato di calcio (per un aumento di forza
ionica). È ormai opinione comune comunque che le situazioni
in cui si ha il massimo sviluppo di forme carsiche siano
quelle in cui vengano in contatto acque con un diverso
chimismo (cioè degli elementi chimici che sono sciolti in
esse). Nello schema accanto i quattro tipi principali di
dolina: 1 di soluzione, 2 di crollo, 3 di subsidenza, e 4
cockpit.
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Gli effetti più vistosi dei processi
carsici si hanno sull'aspetto superficiale del terreno, nel
quale, in zone ben "carsificabili", si ha una
infiltrazione di acqua nel terreno pari al 50% di quella
piovuta, e in certe situazioni si arriva al 90%. Tutto
questo fa si che l'acqua non scorra sulla superficie (ruscellamento
superficiale) e quindi il risultato è che il principale
agente modellatore del paesaggio terrestre (l'erosione ad
opera dell'acqua) sia fortemente ridotto. Questo spiega la
presenza di forme che raccolgono l'acqua che possono essere
di dimensioni molto variabili: da qualche centimetro al
metro, chiamati karren o campi carreggiati.
Poi vi sono altre forme che convogliano l'acqua nel
sottosuolo, solitamente di dimensioni maggiori come gli inghiottitoi
o le doline (cavità di forma circolare con uno o più
punti di assorbimento idrico); queste cavità possono
assumere varie forme da quella a pozzo, a imbuto, a scodella
e altre. Possiamo avere i polje che sono dei bacini
chiusi di dimensioni chilometriche con versanti ripidi e
fondo appiattito ad opera del carsismo;le valli cieche
in cui vi è un corso d'acqua che poi improvvisamente viene
inghiottito da una cavità e si perde nel sottosuolo. Nella
foto accanto delle tipiche concrezioni carbonatiche (Grotta
di Castellana). Sotto uno schema dello sviluppo di una
caverna tipica.
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Un'altra forma molto comune è la gola
carsica: una profonda incisione con fianchi ripidi,
dovuta al fatto che l'azione erosiva viene compiuta
principalmente sul fondo.
Nel sottosuolo invece si formano una serie di cunicoli,
grotte, gallerie (a volte di notevoli
dimensioni, ne è stata misurata una galleria di 32 metri di
diametro), e pozzi che in parte si uniscono a formare
una ragnatela tridimensionale, ma in genere si allargano di
più quelle che seguono la massima pendenza del versante in
cui il movimento, la velocità e la quantità di acqua che
vi transita è maggiore. Questi sistemi carsici sotterranei
possono raggiungere uno sviluppo di centinaia di chilometri,
come il complesso della Mammoth Cave negli Stati Uniti che
supera i 250 Km, tra gli abissi più profondi vi è quello
di Pierre St. Martin, nei Pirenei francesi profondo 1230
metri, tra le grotte vi è quella nelle "grotte di
Carlsbad", Stati Uniti, che misura 400 m X 230 m X 200
m, la "grotta Gigante, nelle vicinanze di Trieste, è
lunga 200 m, larga 130 metri e alta 136 metri.
All'interno di questi sistemi, in cavità non più attive,
può accadere che vi siano occasionali punti in cui il
calcare invece di essere sciolto si deposita dando vita a
fenomeni come le stalagmiti e stalattiti nelle grotte. Nella
cartina accanto le località carsiche e i terreni a questo
favorevoli. Nello schema sotto le tipologie di genesi dei
polje.
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In genere in un massiccio carsico si
possono riconoscere tre zone, dall'alto verso il basso, con
caratteristiche diverse per quanto riguarda la circolazione
delle acque e le forme ed i processi carsici che avvengono.
La zona superiore è detta zona vadosa o di percolazione;
le cavità presenti sono percorse dall'acqua solo
occasionalmente, a seguito delle precipitazioni, e il flusso
dell'acqua è prevalentemente verticale. La zona inferiore
è chiamata zona freatica e tutte le cavità sono
costantemente sature di acqua, il cui flusso è
prevalentemente orizzontale; nelle condotte e nelle gallerie
l'acqua si muove in pressione e quindi può anche risalire
verso livelli più superficiali. La zona intermedia,
chiamata zona di transizione , è di fluttuazione,
cioè a seconda della quantità di acqua puo essere in
condizioni freatiche o vadose. Normalmente un sistema
carsico ha uno o più punti di emergenza concentrati in una
stessa zona e a quote simili. La quota della inferiore delle
sorgenti determina il livello di base idrologico. Al
contrario di quanto ci si possa aspettare l'acqua che sgorga
da una sorgente carsica in genere è povera di sali a causa
dell'alta velocità con cui questa viaggia nel sottosuolo e
quindi non ha il tempo sufficiente per portare in soluzione
molti sali; ma il passaggio di enormi quantità di acqua può
creare paesaggi incredibili.
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