Paura3 marzo 2003A volte mi sono interrogato sul perché e il per come delle cose, mi sono intestardito, ho cercato le parole lievi come la brezza d’estate, assurde come la neve d’agosto , quando abbracciato da un cielo terso e da sensazioni che non avrei mai creduto potessero essere mie, accarezzavo quelle slanciate linee fuggenti col sorriso negli occhi e la gioia nel cuore. Sapevo che tutto quello non sarebbe stato per sempre: Ma era bello cosi, era così che il “Gioco” funzionava. La spinta iniziale la trovavi al mattino quando l’aria frizzante ti pungeva il viso e allora credevi che tutto fosse possibile, procedevi sicuro con passo fermo verso la metà, non sentivi altro ché quella lieve emozione in fondo a te dove nessuno poteva vederla, ma a ben guardarti qualcosa trapelava e in certe occasioni quasi ti facevi violenza pur di essere coerente con te stesso e quante volte invece non ce l’hai fatta, e sei tornato con mille rimpianti e mille promesse fatte a te stesso e mai mantenute. Perché mai adesso tutto questo dovrebbe cessare, solo perché sei un po’ più solo di allora? No non sei affatto più solo, il "gioco" è sempre lì e tu non devi far altro che giocare. La verticalità non deve impaurirti, la forza deve essere coltivata, se vuoi cogliere il frutto delle tue fatiche. Non far si che la paura travestita da prudenza ti prenda per mano, ti potrebbe accompagnare in posti dove non saresti felice. Lascia che il gioco continui ancora, e ti sentirai quello che sei, quello che sei sempre stato e sempre sarai. una o molte anime in viaggio.
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